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Dalle Alpi all'Etna, lo spumante piace autoctono

26 gennaio 2023

Pinot nero e Chardonnay dominano la spumantistica metodo classico, mentre per lo charmat è la Glera (uvaggio del Prosecco) a confermarsi protagonista in Italia. Oggi però tutto lo Stivale, dalla Valle d'Aosta alla Sicilia, sta producendo bollicine e lo fa sempre più spesso con i vitigni tipici del territorio. La svolta dello sparkling da uve autoctone è stata una delle principali rivoluzioni nel mondo del vino dello scorso decennio e ora chi ha seminato sta raccogliendo successi. Chi avrebbe mai detto, un tempo, che la Campania avrebbe potuto realizzare eccellenti spumanti utilizzando la Falanghina o il Greco di Tufo? E che in Puglia avrebbero fatto lo stesso partendo da uve a bacca rossa come Negroamaro o Primitivo? Invece è accaduto. Ma il fenomeno riguarda anche il centro-nord, dalla Toscana dove l'uvaggio di elezione è il Vermentino fino al Friuli Venezia Giulia dove al fenomeno del Prosecco (la doc copre tutte le province della regione) si aggiungono le spumantizzazioni della Ribolla gialla. La svolta del sud merita una citazione ed è quella di Feudi di San Gregorio, che nell'ormai lontano 2004 lanciò il progetto Dubl per sperimentare il metodo classico sui vitigni autoctoni della Campania (Greco, Aglianico e Falanghina), coinvolgendo il produttore di Champagne Anselme Selosse. Oggi gli spumanti della collezione Dubl sono cinque, di cui due rosati. E una particolare ampiezza dell'offerta arriva dalla Sicilia e in particolare dall'Etna, con il Nerello Mascalese (straordinari i risultati raccolti da Cottanera con il suo metodo classico) e con il Carricante (segnalazione d'obbligo per Planeta). Ma anche le Marche si sono distinte in quest'ambito, partendo dal Verdicchio dei Castelli di Jesi per arrivare a Passerina e Pecorino, presenti anche in territorio d'Abruzzo (con produttori come Cantina Tollo). In Calabria, si ottengono bollicine autoctone da vitigni quali Montonico bianco e Gaglioppo (come Rosaneti, il rosé metodo classico di Librandi). Salendo molto più a nord, una linea davvero unica arriva dalla Valle d'Aosta ed è quella prodotta dalla cantina Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, partendo dal vitigno indigeno Prié, coltivato a piede franco e a oltre mille metri d'altezza. Infine, una citazione d'obbligo per il Veneto, conosciuto in tutto il mondo per il Prosecco, dove però sta crescendo in maniera esponenziale la qualità del metodo classico nella doc Lessini Durello, da uva Durella, grazie anche ai risultati raccolti da Tenuta Corte Giacobbe con i tre bicchieri del Gambero Rosso assegnati alla sua Cuvée Augusto.

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