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Il Mirto di Sardegna: un fine pasto avvolgente

17 gennaio 2020

Il Mirto, si sa, richiama subito l’immagine della meravigliosa Sardegna. L’origine di questo elisir è antica; risale infatti al XIX secolo, quando si diffuse l'usanza di far macerare le bacche di mirto di colore nero – o, se più rare, biancastre -  in una miscela di alcol e acqua per ottenerne il cosiddetto vino di mirto.  

La metodica di lavorazione si è mantenuta fino ai giorni nostri nella sua semplicità: le bacche vengono raccolte manualmente da novembre a gennaio, lasciate macerare in alcol e una volta filtrato il succo viene aggiunto dello sciroppo di zucchero o miele, segue poi il processo d’invecchiamento che può arrivare anche a un anno. In base all’invecchiamento cambiano le caratteristiche organolettiche del liquore. Il periodo migliore per la degustazione è compreso tra uno e due mesi dopo la preparazione. Se lasciato maturare per un breve periodo non superiore ai due mesi presenta un colore nero violaceo e un gusto più astringente, mentre se fatto riposare di più è caratterizzato da sfumature che virano verso il rosso rubino, con gusto più amabile e vellutato. Il grado alcolico è compreso fra 28% e 36% vol.  

Dal 1994 l'Associazione Produttori Mirto di Sardegna tutela e valorizza il liquore di mirto proprio con lo scopo di promuovere e preservare la tradizione legata alla produzione della bevanda. Grazie all'associazione, oggi il mirto vanta una propria denominazione, Mirto di Sardegna, un proprio Disciplinare di Produzione e, soprattutto, il riconoscimento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che lo ha inserito nell'elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali.  

Simbolo dell’ospitalità Sarda il Mirto è un’istituzione nella tradizione gastronomica isolana e grazie alle sue ottime proprietà digestive si è diffuso nell’immaginario collettivo come perfetta conclusione di una pasto conviviale. Speciale per una cena estiva vista mare viene servito freddo e offre il suo profilo aromatico e persistente.

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