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Il bartender sarà il nuovo guru del wine?

27 marzo 2023

Negli ultimi trent'anni, la figura del sommelier ha dominato la scena della comunicazione nel vino, con la ritualità che lo contraddistingue e la preparazione tecnico-scientifica che deriva da anni di studio, ma ora si è aggiunto un nuovo protagonista indirettamente collegato al mondo wine e si tratta del bartender. Il quale può contare su un appeal decisamente diverso e contemporaneo. All'abito completo, grembiule e tastevin del sommelier si contrappongono i tatuaggi dell'esperto di mixology, e tanto basta per far strabuzzare gli occhi a quei produttori “old fashioned” che mai affiderebbero un loro vino, peraltro destinato a miscelazione, a un soggetto simile.

Ma è fuor di discussione il fatto che un certo modo di comunicare il vino sia ormai superato, che i tempi cambiano e che occorre adattarsi al cambiamento, se non si vuol rischiare di fare la fine dei dinosauri. Qui c'è in ballo qualcosa di diverso: non è tanto la difesa dell'identità del vino, quanto l'inserimento in un canale dove già il vino ha un ruolo da protagonista: si pensi alle bollicine nei vari cocktail che le prevedono – non ultimo, quel fenomeno ormai globale che si chiama spritz – o ai vermouth che rappresentano la base di alcuni classici della miscelazione come il Cocktail Martini o come il Negroni (che peraltro, nella sua variante “sbagliata”, prevede lo spumante al posto del gin).

Di conseguenza, il successo ormai planetario dei cocktail bar impone una riflessione all'interno del mondo del vino, che deve superare la sua storica “diffidenza” verso la mixology – intesa come perdita di identità e riconoscibilità del vino – per intercettare la potenzialità di crescita di un mondo che appare sempre più “cool”. Al sua volta, la mixology guarda con favore al vino perché permette ai bartender di ottenere un doppio risultato strategico: preparare un drink con un forte legame territoriale, assicurato dal vino stesso, e con una gradazione alcolica più contenuta.

E se difficilmente si imporranno nel mercato delle liste cocktail con vini di grande pregio e annata, come Barolo o Brunello – mai dire mai, comunque –, va però detto che la miscelazione guarda con forte interesse alle nuove tendenze del wine, ad esempio i vini cosiddetti “naturali” o quelli da vitigni resistenti. E già c'è chi sta preparando cocktail che valorizzano tipologie di vino sempre più difficili da vendere come i passiti e i vini da meditazione: per queste, la mixology rappresenta una buona occasione di rilancio. 

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