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Degustare un vino: l'esame visivo

19 febbraio 2020

Se dovessimo dare indicazione tecnica del termine degustazione, ecco arrivare in nostro aiuto l’Enciclopedia del Vino a cura di Paolo della Rosa (edito da Garzanti) con la sua definizione: "esame delle caratteristiche organolettiche del vino mediante vista, olfatto e gusto, al fine di individuarne le caratteristiche, le qualità e gli eventuali difetti". L’atto proprio della degustazione ha quindi uno scopo analitico e chiama in causa un palato “imparziale”, primo di pregiudizi e preferenze personali, in grado di individuare le componenti del vino. I degustatori professionisti la praticano per scopi lavorativi, i consumatori, spesso, per puro piacere personale.

 

ESAME VISIVO

 

Per analizzare e giudicare gli elementi del vino si utilizzano i nostri sensi. La fase preparatoria alla degustazione? Quella dell’esame visivo che ne valuta fluidità, limpidezza, colore e effervescenza. Scopriamola insieme!

 

LIMPIDEZZA

Con gli occhi diamo una prima valutazione sommaria. Mettendo il bicchiere in controluce riusciamo a stabilirne la limpidezza se ci sono particelle in sospensione oppure filamenti opachi che evidenziano un difetto. Muovendo il bicchiere possiamo vedere il corpo e la struttura del vino: più il liquido si muoverà come olio, più il vino sarà corposo e strutturato, maggiore invece sarà la sua somiglianza con l’acqua e meno struttura avrà.

 

GRADAZIONE ALCOLICA

Altro elemento determinante è il riconoscimento approssimativo del grado alcolico. Inclinando il bicchiere e poi riportandolo in posizione verticale, noteremo la formazione di “archetti”: più vicini saranno fra di loro e più alcolico sarà il prodotto - facciamo attenzione a lavare bene i nostri calici, un cattivo risciacquo potrebbe infatti determinare un alterazione nella sua valutazione! -.

 

IL COLORE

Dal colore e dal riflesso riusciamo a capire il tipo di vino, l’invecchiamento ed il grado di conservazione. Analizziamo le principali tipologie di colore:

VINI BIANCHI

Non esiste una spiegazione assoluta sulle tipologie dei colori, soprattutto perché il vino si sa, cambia e si evolve nel tempo, in cantina e in bottiglia! Quando un vino bianco è incolore solitamente è perché proviene da zone molto fredde ed è giovane, oppure ha avuto una vendemmia precoce. Il giallo paglierino è proprio dei vini ancora relativamente giovani. Se presenta dei riflessi verdastri significa che il vino è un bianco fresco e giovane. I colori molto carichi, come il giallo dorato, sono spesso dovuti anche ad un affinamento o una fermentazione in legno. Il colore ambrato è tipico di vini passiti, tardivi e liquorosi che provengono da uve molto mature.

VINI ROSATI

La tonalità dei vini rosati dipende dal tipo di uva, ma è soprattutto legata al tempo in cui le bucce vengono lasciate a contatto con il mosto; la tinta infatti dipende dalla buccia perché la parte interna dell’acino non ha colore. Una contatto breve darà colori più chiari che variano dal rosa tenue del fiore di pesco a quello cerasuolo delle prime ciliegie; più prolunghiamo la permanenza e più ci avviciniamo a tonalità come il rosa chiaretto, vicino al rosso.

VINI ROSSI

Il rosso porpora o violaceo è proprio dei vini molto giovani , quelli novelli che hanno avuto una macerazione carbonica; il rubino può indicare rossi tendenzialmente giovani nella fase migliore, oppure quelli invecchiati subito dopo l’affinamento. I vini più maturi con fermentazione in legno hanno il colore granato, più o meno accentuato a seconda dei mesi trascorsi in botte o del tipo di vitigno. Il rosso aranciato è spesso sinonimo di una lunga maturazione in botte o, nei casi di un prodotto giovane, può segnalare un deterioramento e quindi un vino povero di caratteristiche positive.

 

Cari winelovers aguzzate la vista e..via libera all'analisi visiva dei vini!

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