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Il Barolo Chinato

04 dicembre 2020

Il Barolo Chinato nasce fra il XIX e il XX secolo, nel retrobottega di farmacie e speziali; la sua invenzione si deve a Giuseppe Cappellano di Serralunga d’Alba e Zabaldano di Monforte. Usato all’epoca come un vero e proprio tonico, il barolo chinato era considerato un elisir straordinario; alla bontà del Barolo infatti si aggiungevano le virtù curative delle spezie. Bevuto caldo come “rimedio della nonna” il Barolo chinato era usato per combattere alcuni malanni del periodo invernale, ad esso si riconoscevano proprietà antipiretiche e digestive. Il consumo di questo “antidoto” si diffuse in breve sia tra i contadini, sia tra l’aristocrazia langarola e divenne consuetudine servirlo agli ospiti e nei bar come digestivo.

Il Barolo Chinato può essere prodotto solo a partire da Barolo DOCG, a cui vengono aggiunti alcol, zucchero e spezie. L’essenza più caratteristica è la China Calissaia pianta legnosa di cui si utilizza la corteccia di colore rosso bruno (china rossa), ad essa si aggiungono: chiodi di garofano, genziana, cannella, cardamomo, radice di rabarbaro. Non esiste una ricetta specifica e ciascun produttore può aromatizzare l’infuso di alcol e vino a proprio piacimento. 

I tipici profumi del Barolo, sentori di frutti di bosco, viole, liquirizia, si accostano così a sensazioni balsamiche, vanigliate, pepate, e a volte erbacee che amplificano e armonizzano i sentori del vino; in commercio potremo quindi trovare versioni più vellutate e dolci e altre più balsamiche e tanniche a seconda della ricetta del produttore. 

In bocca, i tannini del Barolo vengono ammorbiditi dalla presenza di zuccheri, il palato viene avvolto da sfumature terrose, erbacee e a tratti amaricanti, e il vino si mostra in tutta la sua grandezza.

Un vino ottimo da bere da solo come fine pasto, facendosi accarezzare dalla sua morbidezza, ma anche accompagnato a dessert a base di frutta secca, o cioccolato in purezza e  a pietanze salate come i formaggi erborinati. 

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